Attraverso opere, video e materiali diversi la mostra ripercorre, a partire dai primi anni 80, l'intreccio di arte e vita nel lavoro di Roberto Cascone. Adottando comportamenti diversi, tra sperimentazione e ricerca, l'artista si è posto come obiettivi il tentativo di "fare tutto" e il recupero del negativo, operando con uno stile mirato a suscitare meraviglia, talvolta ambiguo e volutamente indecifrabile, talvolta ironico e provocatorio, ma sempre alimentato dal bisogno di relazione, necessità a cui l'opera è per certi versi subordinata. Questo approccio comportamentale sta al fondo di una ricerca basata su provocazioni e azioni "virali", assunzione di identità diverse, creazioni di gruppi artistici e non. Per esempio il progetto relazionale RA First Agency, con il Cattelan Funs club, fondato nel 1994 assieme a Mari Iodice. Progetti, come sostiene l'artista, alimentati da esigenze psicologiche e relazionali, le stesse che fin dagli esordi hanno condizionato la sua ricerca, atti a trasformare problematiche esistenziali e nevrosi familiari in valore, coinvolgendo anche la madre, Maria Luisa Querci e il fratello Massimo. Da segnalare che Roberto Cascone esporrà anche opere della collezione personale, come le Opere trovate, che hanno la funzione di stimolare una domanda di senso in amici e visitatori, o Wizard, opera dell'amico Carlo Buzzi, ospite della mostra. Inoltre il pubblico potrà contribuire alla stesura di un libro collettivo in cui l'artista sta raccogliendo racconti di fatti avvenuti nel mondo dell'arte purché negativi o divertenti. Nel corso del vernissage, infine, chi lo desidera potrà partecipare alla performance Ricapitolazione: scegliendo una delle stampe formato francobollo che riproducono i lavori in mostra, sarà possibile ascoltarne la descrizione per voce dell'artista stesso, e, se interessati, ricevere in dono l'immaginetta corrispondente.
a cura di Hana Krenkova
Testi in catalogo di Hana Krenkova, Nadia Lenarduzzi e Luisa Perlo Inaugurazione: Martedì 15 Aprile alle ore 18,30 continuazione Mercoledì 16 Aprile dalle ore 9,00 alle 12,00 fino al 3 maggio 2014
catalogo in galleria
Roberto Cascone
lavora essenzialmente proponendo progetti di tipo relazionale che tendono a coinvolgere il pubblico e a creare situazioni di intensa interazione con i fruitori sempre con una sua forte presenza all’interno degli stessi progetti.
Roberto Cascone, Vita Omnia - Spazio Ostrakon, Milano
Opera provvisoria - Provisional work
Sabato 7 Luglio 2012 dalle 18.00 alle 24.00
presso il podere I Giunchi in Via Trucca n°1203, Liano - Castel San Pietro Terme- Bologna
in una casa di campagna, partecipo ad una mostra collettiva che sarà anche una festa. Per l'occasione, in attesa di installare un'opera definitiva, esporrò un'opera provvisoria. Il vernissage è aperto a tutti, soprattutto a quelli che non amano Facebook.
Roberto Cascone
Altre info: tel 3315208580
Saturday, July 7, in a country house, participate in a group exhibition that is also a party. For the occasion, waiting to install a definitive work, I will provisionally work. The vernissage is open to all, especially to those who do not like Facebook.
Roberto Cascone
More info: tel 3315208580
Mostra collettiva di artisti contemporanei
Presentazione della collezione d’arte di Gianni Pedullà,
Musica mixata da Cau & la Sister
La collettiva presenterà in mostra gli artisti: Francesca Bonazza, Roberto Cascone, Francesco Cau, Marco De Barba, Vita D’Erchia, Dejavù, Pietro Franca, Elena Fregni, Luigi Leonidi, Hansy Lumen, Mattia Mascagni, Mauro Matteucci, Raffaella Menchetti, Stefano Nicolini, Enzo Sebastiano, Giuliano Ieraci, Luca Vassallo.
Gianni Pedullà presenterà la propria collezione con gli artisti: Karin Andersen, Guglielmo Aschieri, Massimo Barzagli, Davide Bramante, Bruno Benuzzi, Alessandra Bonoli, Gaetano Buttaro, Angelo Celeste, Philp Corner, Vittoria Chierici, Luigi Dati, Damian, Stefano Di Stasio, Carlo Fontana, Raimondo Galeano, Gilardi, Anno Henke, Rivkah Hetherington, Lodola, Luigi Mastrangelo, Mario
Nanni, Gianni Pedullà, Miguel Plà, Michael Perricone, Concetto Pozzati, Milan Kuntz, Alessandro Rivola, Antenore Rovesti, Leonardo Santoli, Franco Savignano, Squp, Stokhausen, Turchet, Irene Zangheri, Giorgio Zucchini.
Tra l'8 e il 10
Milano, via Volta tra l'8 e il 10.
Creazione di un account (http://www.facebook.com/roberto.cascone.58) per coloro che sono contro Fb, non sopportano chi parla di Fb, ecc. L'account dedicato si avvarrà della promozione di eventi occasionali attraverso i quali incontrare e far incontrare fisicamente le persone. Il primo di questi incontri si inaugura l'8 giugno prossimo ed è aperto a tutti, anche a quelli che su Facebook ci vogliono stare.
Galleria Arting 159, in via Volta tra l'8 e il 10, adiacenze m2 Moscova, 20121 Milano.
Vernissage Il 20 Giugno alle ore 18 e alle ore 20.
Fino all' 8 luglio 2012 con orari 10-18, tutti i giorni tranne la domenica.
Vernissage Il 20 Giugno alle ore 18 e alle ore 20.
Fino all' 8 luglio 2012 con orari 10-18, tutti i giorni tranne la domenica.
NB
Poichè questo account è destinato a chi non ama Facebook, se qualcuno di voi migra verso altri miei account non lo biasimo.
IONOI Contemporary art show
Contemporary art show
A cura di Laura Marchesi by “birthmark”
Vernice generale: Sabato 19 maggio 2012 dalle 16:00 alle 23:00
Dal 21 al 26 maggio 2012 c/o Fondazione Marco Mantovani, via Padova 36, Milano
Ingresso libero, orari: 10:30 -12:30 * 14:30 -18:30
Per l'occasione presento Artherapy research, una visita guidata alla ricerca di eventuali contenuti arte terapeutici nelle opere esposte, durante la quale interpreterò le opere utilizzando in primo luogo l'intuizione. Questo estemporaneo tentativo di analisi critica, in cui coinvolgerò chiunque voglia partecipare, è finalizzato ad affinare potenzialità intuitive e capacità ermeneutiche.
La visita, che è un evento collaterale alla mostra, si configura dunque come un happening e un workshop, e vorrebbe aiutare a superare timori e difficoltà nell'esprimere giudizi in ambito artistico. Anche per questo è aperta a tutti, possibilmente prenotando, entro il 23 maggio con una e mail a: artherapy.diffusion@gmail.com o presentarsi alla mostra il pomeriggio del 24. L'ingresso è gratuito.
Se vieni ti regalo il libro...
Lunedì 5 Marzo, dalle 17,30 alle 21, al TUFANOSTUDIO25, in Viale Col di Lana, 14 a Milano, Roberto Cascone presenta il video realizzato all'Accademia di Bologna il 28, intitolato "Il lavoro dell'artista e la sua igiene mentale".
A richiesta nel corso della serata l'artista si rende disponibile a masterizzare, gratuitamente,
su chiavetta o un cd-dvd il suo libro "Artherapy. Curarsi con l'arte
contemporanea" e il video degli
attori PierPaolo Paganelli e Marco Mezzetti che, di loro iniziativa,
hanno interpretato alcuni esercizi del libro stesso. Sempre a richiesta e sempre gratuitamente, inviare copia del libro via mail (peso 80
mega) contattando l'indirizzo: artherapy.diffusion@gmail. com.
Il lavoro dell'artista e la sua igiene mentale
Workshop di Roberto Cascone all’Accademia di Belle Arti di Bologna.
martedì 28 Febbraio 2012
Dipartimento di Comunicazione e Didattica dell’Arte
workshop e presentazione del volume ArTherapy. Curarsi con l’arte contemporanea
Workshop e presentazione del volume fanno parte del ciclo di incontri di cui sopra, organizzati dal prof. Maurizio Giuffredi per gli insegnamenti di Psicologia dell’arte e Storie e modelli dell’arte terapia, in collaborazione con l’Associazione per la promozione sociale dell’arte ZeroGiKappa, l’International Association for Art and Psychology – sede di Bologna, la rivista PSICOART.
Il workshop, intitolato “Il lavoro dell'artista e la sua igiene mentale”, è articolato in tre parti. Nella prima Roberto Cascone presenterà il proprio percorso artistico, portato di un intreccio tra vita quotidiana e problemi psicologici, causa di difficoltà nelle relazioni sociali, da un lato, dall’altro stimolo di creatività ed ambizioni professionali. L’artista, che è anche giornalista e scrittore, metterà l’accento su fallimenti ed errori, mostrerà opere ed operazioni del tutto o in parte sbagliate. Questa cronaca del “negativo” ha una funzione critica e paradigmatica della condizione dell‘artista, propedeutica per parlare, nella parte centrale dell’incontro, di “ArTherapy. Curarsi con l’arte contemporanea”, libro-manuale pubblicato alla fine del 2007 (oggi esaurito), realizzato con la collaborazione fin dal 2001 della psicologa Nadia Lenarduzzi e dell’art director Monika Redin. La domanda che sta alla base di questa ricerca riguarda la funzione dell’arte e quindi una riflessione sull’identità e sul ruolo dell’artista contemporaneo: l’opera d’arte può avere una funzione “terapeutica”, sociale e, di conseguenza, politica? Nel corso della presentazione, inoltre, si parlerà di “Trecentosessantaseigiorni“, opera dell’artista Nello Teodori ispirata all’anno bisestile, quindi verrà mostrata una breve fiction degli attori Pier Paolo Paganelli e Marco Mezzetti, che, autonomamente, hanno interpretato alcuni esercizi del libro trasformandoli in gag comiche. Il workshop si concluderà nel primo pomeriggio, quando i partecipanti saranno invitati a produrre idee artistiche a partire da propri problemi psicologico-esistenziali, con l’obbiettivo, tra gli altri, di donarle ad artisti che non hanno ancora avuto successo (nel caso vengano realizzate il donatore sarà ringraziato con la formula del courtesy).
Accesso libero.
Per maggiori informazioni: rafirstagency@gmail.com Tel. 3487231023
Accademia di Belle Arti, Bologna (Italy), Via Belle Arti 54
Department of Communication and Art Education
February 28, 2012 at 11 am in the classroom long (LSI2)
Roberto Cascone
workshops and presentation of the book
ArTherapy. Cured by contemporary art
Workshop and presentation of the book are part of a series of meetings organized by prof. Maurizio Giuffredi for the teachings of the Psychology of Art and History and models of art therapy, in collaboration with Association ZeroGiKappa for the social art promotion, the International Association for Art and Psychology - home to Bologna, the PSICOART magazine.
press release
The workshop, titled "The work of the artist and his mental health", is divided into three parts. In the first part Roberto Cascone will present his artistic career, result of a mixture of everyday life and psychological problems, cause of difficulty in social relationships and at the same time incentive of creativity and professional ambitions. The artist, who is also journalist and writer, will focus on failures and errors, and he will shows works and operations entirely or partially wrong. This chronicle of the "negative" has a critical function and paradigmatic of the artist status, preparatory to speak, in the central part of the meeting of the "ArTherapy. Cured by contemporary art”, book published at the end of 2007 (now out of print), realized since 2001 with the help of Nadia Lenarduzzi, psychologist, and Monika Redin, art director. The question that underlies this research concerns the function of art and a reflection on the identity and role of the contemporary artist: the work of art can play a "therapeutic" function, social and, consequently, politics? During the presentation, moreover, Roberto Cascone will speak about "Trecentosessantaseigiorni", work of Nello Teodori inspired at the leap year, then it will show a short film that the actors Pier Paolo Paganelli and Marco Mezzetti they did from some exercises from the book, turning them into gags.The workshop will conclude in early afternoon, when participants will be invited to produce artistic ideas inspired from their psychological and existential problems, with the aim, among others, to give these ideas to some artists who have not yet been successful (in the case of trasformation of idea in work, the donor will be thanked with a formula of courtesy).
Free admission.
For more information: Tel 3487231023 rafirstagency@gmail.com
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BRINDISI E PERFORMANCE ALLA GALLERIA CART
I
visitatori della galleria sono stati accolti con spumante e panettone fino al
30 dicembre, giorno in cui Roberto Cascone (con moglie e figli) ha incontrato gli amici, fatto un intervento, anzi due, mostrandoci in un altra cornice le due mostre in corso: la collettiva
Oriente (Kusama, Kawamata, Araki, Cheng Gong, Wu Feng, T Yong Chung) e la personale di Giulia Berra.
Visitors to the gallery are welcomed with champagne and cake until
December 30, the day when I'll be there, with his wife and children, to
meet friends and see the two exhibitions: the collective East (Kusama,
Kawamata, Araki, Gong Cheng, Feng Wu, Chung Yong T) and the
exhibitionsolo by Giulia Berra.
LA FATA MORGANA E LA SINDROME DELL'ARTISTA
Terme di Caracalla, via Valle delle Camene, Rome, Italy
mercoledì 28 dicembre 2011 - 1.00 fino a 13.00
Nel cuore della Roma antica, alle tende degli Indignati, presento un ciclo di workshop, aperto ad artisti e non, che si terrà nel 2012 in varie regioni d'Italia.
In ogni incontro i partecipanti, invitati a "pensare come artisti", produrranno idee che verranno poi donate ad artisti affermati (le opere eventualmente realizzate da questi ultimi dovranno riportare un courtesy ai donatori).
Sarà inoltre data attenzione alla psicologia dell'artista, in particolare alle motivazioni che lo sostengono nella ricerca, tanto alla luce della necessità di creare arte, quanto del bisogno di creare relazioni che diano senso all'opera. Un altro aspetto, infine, riguarderà i miti, gli abbagli e le distorsioni del sistema dell'arte, quella Fata Morgana che contribuisce a generare la Sindrome dell'artista, condizione ambivalente e paradossale di devianza che nutre sogni ed ambizioni.
In the heart of ancient Rome, Indignant of the tents, I present a series of workshops, open to artists and not to be held in 2012 in various regions of Italy.
In each meeting, the participants were invited to "think like artists," will produce ideas that will be donated to established artists (possibly made by these works will have to return a courtesy to donors).
It will also be given attention to the psychology of the artist, in particular the reasons supporting it in research, both in the light of the need to create art, because of the need to build relationships that give meaning to the work. Another aspect, then, will cover the myths, blunders and distortions of the art system, the Fata Morgana, which helps to create the artist's Syndrome, a condition ambivalent and paradoxical deviance that nurtures dreams and ambitions.
In the heart of ancient Rome, Indignant of the tents, I present a series of workshops, open to artists and not to be held in 2012 in various regions of Italy.
In each meeting, the participants were invited to "think like artists," will produce ideas that will be donated to established artists (possibly made by these works will have to return a courtesy to donors).
It will also be given attention to the psychology of the artist, in particular the reasons supporting it in research, both in the light of the need to create art, because of the need to build relationships that give meaning to the work. Another aspect, then, will cover the myths, blunders and distortions of the art system, the Fata Morgana, which helps to create the artist's Syndrome, a condition ambivalent and paradoxical deviance that nurtures dreams and ambitions.
Roberto Cascone stories parte I – da Habermas a Mistika Zero
Reduce dal web-project agostano “Come creare un’opera d’arte inutile” e in procinto di iniziare una nuova “operazione artistica ” rigorosamente top secret, l’artista e giornalista napoletano Roberto Casconeracconta ad AII scena e retroscena di alcune azioni ludico-creative che dagli anni Novanta fino ad oggi lo hanno visto protagonista, accanto a personaggi come Maurizio Cattelan, Paolo Rossi, Piero Chiambretti, per fare qualche nome, dalle performances di Mistika Zero e delCattelan Funs Club, al tuffo nella psiche diArtherapy e alla poesia digitale delle sue Life forms. circa 25.000 immagini “pensate per il tessile e la ceramica, ispirate all’idea di forma e di vita, in particolare microscopica (virus e batteri)”.
Il tuo percorso artistico, ricco di esperienze eterogenee, sembra essersi svolto coerentemente all’insegna della “scienza delle soluzioni immaginarie”, la famosa Patafisica di Alfred Jarry. (se è vero) Come sei giunto a questo esito?
Credo che l’arte, per come la intendiamo oggi in Occidente, sia davvero una soluzione…immaginaria che gli artisti adottano come pratica che va oltre l’arte stessa, diventa questione di vita. Infatti se l’arte aiuta a vivere la vita “normale” , funziona ancora meglio negli stati di sofferenza psichica (certo dovremmo metterci d’accordo su cosa intendiamo per arte e per normalità).
Nella mia esperienza la pratica artistica ha sempre avuto funzioni lenitive, tant’è che fin bambino quando sono agitato se disegno mi tranquillizzo.
Disegnare e dipingere, inoltre, fin da allora è stato un modo per ottenere gratificazioni affettive, soprattutto da mio padre; in seguito per “maravigliare” e sedurre il pubblico. La pratica artistica, però, non è solo questo, anche se la molla può essere data dal bisogno di sublimare, riempire vuoti affettivi, ecc. In ogni caso alla fine quel che conta è il ruolo dell’artista, il suo agire comunicativo, per dirla con Habermas, che mette in atto una terapia dell‘essere che è anche collettiva e ha una forza “politica”. Ma così si crea un paradosso, perché il disturbo mentale (o sociale, o comunque esistenziale) che sta alla base del processo, alimenta ma può anche anche consumare quell’energia creativa che ha generato.
Nel mio caso sono nato nella tipica “famiglia schizofrenica” di Laing (l’anello debole del gruppo, mio fratello minore Massimo soffre di una psicosi maniaco depressiva psichiatrizzata), e pago ancora oggi tensioni che minano il mio equilibrio relazionale, quindi la vita sociale e il lavoro. Al punto che ho tentato di ribaltare il negativo in positivo, mettendo anche la famiglia al centro della mia poetica, e, prendendo spunto dalla realtà quotidiana, ho creato diverse soluzioni immaginarie, che definirei anche mascheramenti o schermi mistificatori. La fase più interessante comincia nel 1990, quando con la sigla Mistika Zero, organizzavo finti premi per segreterie telefoniche creative, o, come nelle gallerie della mostra milanese del ‘94 ispirata alla Chandelle Verte, ideavo una caccia al tesoro in cui si dovevano superare rebus ed enigmi, fino a che, per superare l’ultima prova, si realizzava un’opera che era anche il premio. Ricordo che alla Eos feci anche una lotteria patafisica i cui premi consentivano di “fare qualcosa con l’artista”.
Questo lavoro interattivo è importante perchè ho attivato diverse identità, anche devianti, come quella del maniaco che si sarebbe offerto al vincitore di un’opera a sorpresa contenente un manuale di educazione sessuale e due materassini gonfiabili. Per la cronaca il premio è stato vinto da un vecchio collezionista che per fortuna non ha preteso prestazioni di alcun genere… (continua)
Roberto Cascone
Roberto Cascone stories II – Cattelan Funs Club
Art In Italy chiede a Roberto Cascone di raccontare i prodromi di una delle sue più eclatanti invenzioni artistiche e poi gli sviluppi della propria propensione alla creazione di happening, situazioni, eventi.
Negli anni 90 tra le tue operazioni spicca senza dubbio il Cattelan Funs Club. Come è nata l’idea e qual è il tuo rapporto con Maurizio Cattelan?
Il Club, come accennato, nasce dal tentativo di superare difficoltà relazionali, ai limiti della fobia sociale. Quando Claudia Colasanti mi presentò Maurizio nel 1992, provai attrazione ma anche repulsione per lui. Fui gentile, ma lui, senza motivo, attaccò a fare battute su fatto che mi firmassi Mistika Zero (mi chiamava Mistiche Nutelle, un gruppo oggi sciolto). Cattelan dunque rappresentò subito un problema, creando in me invidia e simpatia, incarnando le mie difficoltà relazionali all’interno del sistema dell’arte. Le parole di uno dei massimi sostenitori economici del Club, il collezionista PierLuigi Mazzari, che un giorno mi rilasciò un’intervista in cui sosteneva che detestava Cattelan come persona almeno quanto lo amava come artista, spiegano bene il mio conflitto emotivo.
Non potevo che trasformare il problema sublimando la rabbia in “amore fanatico”. Così, sempre nel ‘94, esposi Omaggio a Maurizio Cattelan (il calco dei miei denti, argentati e fluttuanti in un cielo blu metallizzato), poi, a fine anno, progettai qualcosa che fosse virale, simbiotico ai limiti del parassitismo, giusto per lui al punto che non potesse sottrarsi all’operazione, ma che mi desse libertà di manovra. Funzionò. Infatti creò fraintendimenti e qualcuno arrivò a scambiarlo per una sua operazione. La cosa ci stava, ma Maurizio si infuriò al punto che, senza nemmeno voler sapere chi la pensava così (tra i tanti Giorgio Verzotti), mi ingiunse di scrivere sulla fanzine, Cattelanews, che considerava un cretino chi lo diceva.
Il Club, quindi, ha una matrice diciamo biografica e “terapeutica”, ma va inquadrato in un progetto più ampio, quello di RA First Agency, nata a sua volta dall’esperienza di Rentwork, agenzia di noleggio opere d’arte, e diArtplan, l’archivio delle idee. Col primo lavoro mi ero creato un’identità da promoter, mentre col secondo gestore di una banca dati alla quale chiunque poteva accedere purchè depositasse almeno un’idea della quale perdeva il copyright (una sorta di collettivizzazione dei progetti).
Il RA è composto dalle iniziali delle due operazioni, ma, come tutta la sigla, vuole ricordare e dare vita ad un fantasioso progetto di mio fratello, purtroppo arenatasi in un letto di contenzione. Egli nel 1985, convinto di essere la reincarnazione di Ammone RA, deciso a raccogliere fondi per un concerto per l’Africa, aprì, con tanto di partita IVA, l’Agenzia, arrivando a ricevere l’interessamento di vari potentati economici, tra cui Fiat, Fininvest, ecc.
Con l’Agenzia, che come molte attività nostre era a conduzione famigliare, collaboravano mia moglie Mari Iodice, e, occasionalmente, mia madre Maria Luisa, il vero “problema” di casa. Nel 1997, quando RA First (e quindi il CFC che era la nostra operazione di maggior successo), fece la mostra “Arte per tutti” con Loredana Parmesani, portammo oltre al Club, Lavori in corso (di cui parlo più avanti) e ilComico a domicilio, paghi solo se ridi, un video in cui mio fratello leggeva i titoli di alcuni miei racconti comici, mentre sul suo capo incombeva un quadro ad olio in misura reale che mi rappresenta a un anno di vita. Il video, che non ha niente di divertente, nonostante i racconti siano piaciuti a Paolo Rossi che li ha voluti per il suo show Scatafascio, fu gradito da Maurizio che mi fece i complimenti, quindi, conosciuta la mamma, staccò da una parete un’opera altri artisti e gliela diede a mò di fiore. Le foto le pubblicai subito sulla fanzine che testimonia un interesse e l’adesione di diverse centinaia di soci, a favore e persino contro Maurizio (sul lavoro del fachiro alla Biennale ho scritto un editoriale a favore e uno contro), anche perchè eravamo funs, e Maurizio divideva noi e il mondo, favorendo un’atmosfera di ambiguità dal sapore paradossale e non sense.
I nostri gadget memorabilia, per esempio, costano poco o niente, e non sempre sono falsi. La musicassetta con selezione rock curata amorevolmente da me, aperta e chiusa da Maurizio che recita: “Cascone, vieni qui (a casa sua ndr) che c’è una cosa per me e per te, che te l’allungo…”, è una chicca che si compra a soli 20 euro. Cifre modeste determinate da uno spirito nato dall’accordo con Maurizio che mi aveva concesso di fare il Club ma condizione che non ci guadagnassi troppo e che non gli creassi problemi. E così è stato. Per esempio tramite il nickname del Club, catelan@tiscali.it (richiamo al suo Catttelan con le 3 t. Conservo gelosamente la sua mail di complimenti per l’idea), si sono creati equivoci, come quello in cui la Goodman, per avere la conferma degli invitati, mi inviava la lista per il charter che durante la Biennale volava a Palermo per l’installazione Hollywood. Beh, avrei potuto alterarla, forse non se ne sarebbero accorti, ma i patti sono patti, no?
Come hai sviluppato negli anni la pratica dell’ Happening?
Mi ha sempre affascinato l’idea della contaminazione dei linguaggi, l’interdisciplinarietà.
Nel 1984, quando vivevo a Firenze ed ero un felice DJ di Controradio, andavano per la maggiore gruppi come i Tuxedomoon, Winston Tong, o iResidents, ma soprattutto i Magazzini Criminali, che tra video, musica e teatro lavoravano in maniera trasversale. Penso anche alla Fura del Baus, a come coinvolgeva il pubblico nell’evento…beh, l’happening per me era anche tutto questo, teatro, performance, installazione, coinvolgimento della gente (anche inconsapevole), ribaltamento dei ruoli…Il maestro, nella mia formazione, resta Kaprow, ma più in generale mi ha influenzato il pensiero Zen, Fluxus e naturalmente Andy Warhol, che è stato un genio per come ha fatto della propria vita un happening.
Diciamo che oltre a quanto detto, per me era ed è fondamentale la possibilità di creare “situazioni” funzionali al mio stato psicofisico. Di più: in relazione al gruppo sociale. L’happening, tra le altre cose, è un modo di coinvolgere gli altri, una miscellanea di azioni in cui mi muovo come regista, organizzatore, attore, giornalista, ideatore, performer, cercando, a seconda dei casi e delle situazioni, di far agire il pubblico che diventa così coprotagonista.
Faccio due brevi esempi. A Teramo, nel 1999, ho lavorato sull’identità del luogo della mostra, il castello della città, dove si svolgeva la collettiva alla quale ero stato invitato e ho installato all’esterno del cancello principale un banchetto da ritrattista di strada, esponendo un bel cartello nel quale invitavo il pubblico a “farmi il ritratto” (li avrei pagati, o meglio ha pagato l’organizzazione della mostra, 10 mila lire a disegno).
La cosa interessante è stata che molti, quando la invitavo a fermarsi, sgattaiaolava via adducendo scuse del tipo: “Non vengo bene”. Eppure la scritta era chiara e nemmeno quando insistevo spiegando che erano loro a dovermi fare il ritratto, dietro compenso, nemmeno allora leggevano correttamente. Ciò perché, come spiega la psicologia cognitiva, le implicazioni parassite, in altre parole i luoghi comuni, ci impediscono di vedere la realtà così com’è. Una cosa del genere è avvenuta sempre lo stesso anno a Napoli, dove per tre giorni ho girato per la città con un cerotto sulla bocca da mattina a sera. Qui il progetto era più articolato. Ero stato invitato ad una residenza per artisti dove sapevo che avrei dovuto convivere con persone alle quali, allora, non stavo molto simpatico, cosa che mi avrebbe mandato in ansia. A quel tempo quando andavo in ansia, in certe situazioni, parlavo troppo e diventavo pesante, creandomi così ulteriore ansia. Il cerotto sarebbe stato un alibi per non dover parlare; inoltre sarebbe stata la condizione perfetta per fare un’indagine sul silenzio e verificare se era vero, come scrivevaRepubblica, che i napoletani non sognavano più a causa del rumore di fondo della città. Per questo ho intervistato la gente comunicando a gesti e con un taccuino, fino ad individuare alcuni luoghi silenziosi dove ho potuto fotografare il “silenzio”. La cosa più curiosa era il modo di rispondere delle persone, qualcuno, non si sa perchè, anche in inglese… (continua)
Roberto Cascone
Roberto Cascone stories III – Media e Artherapy
La terza ed ultima tranche della serie di spot dedicati a Roberto Cascone indaga sul suo rapporto con i media e dello suo concetto di arte come terapia.
Come ti relazioni con i media?
Ho un rapporto scevro da pregiudizi. Ma in passato non era così. Quando militavo nell’area bolognese di Lotta Continua, nel 1977, il rapporto con i media era farcito di dietrologia, sospetti, “paranoie”. Soprattutto la TV, che incarnava un modello culturale americano, quindi da combattere, asservita alla classe dominante. Tutto ciò che riguardava i media era associato a mass-media, e quindi alla idea di “massa”, anonima e snaturata, piatta e monocorde, alla quale veniva contrapposto un modello di individualismo nel collettivismo, con la fine delle ideologie e l’avvento del post-moderno, ridotto al solo individualismo. E ciò quantunque la massa fosse strumento necessario alla Rivoluzione. Su questo punto gira una questione importante perchè gli artisti per loro natura, anche quando possano praticare arte pubblica, impregnata di socialità, al fondo sono individualisti se non egoicentrici, e tendono all’elitarismo. Il “sistema” dell’arte, oltre ad essere luogo poco democratico (più un artista ha successo, più ha occasione di esporre, mercato, ecc.), è un mondo che cerca la massima esclusività, tendenzialmente chiuso, iniziatico, come una setta in cui l’artista assume il ruolo carismatico del leader politico o dello sciamano. Parla a pochi eletti, e lavora, parlo di azione e di linguaggio, senza pensare al pubblico, a comunicare. Egli pensa soprattutto a se stesso, al massimo ai posteri, visto il tentativo di restare nella storia. L’arte, almeno nell’Occidente capitalista, è quindi un modo di vivere creato nell’eccellenza da menti originali prima di tutto per pochi. Per loro natura, imvece, i media, specie la tv generalista, si rivolgono alla massa, cercando l’audience e quindi abbassando la qualità del prodotto, sia del media che del messaggio. Come ho letto nel libro di Pier Luigi Tazzi ed Egidio Mucci, Il pubblico dell’arte, se l’arte diventa cosa di massa diventa Pippo Baudo.
E’ la TV che funziona al “ribasso”: se vuoi piacere al maggior numero possibile di persone sei tu che ti adatti a loro, ti uniformizzi, e non sono loro che si adattano a te. Direi quindi che l’arte, in questo senso, è la continuazione della pratica di controinformazione, di lotta politica al sistema che facevamo un tempo, e quindi non può andare d’accordo con i media. Recentemente ho rifiutato una diretta su un network radiofonico di Mediaset, cinque minuti di mattina, un’enormità di tempo, con ascolti di milioni di persone, perchè non ritenevo quel contesto idoneo a parlare di Artherapy. Curarsi con l’arte contemporanea, il mio libro. Il mio editore s’è incazzato molto, ma sapevo che non avrei avuto il controllo e avrebbero travisato il mio lavoro. Certo in passato sono andato in onda su varie radio e tv, da radio Popolare di Milano a MTV (con Cattelan, Koons, Mariko Mori ), dalla 7 (Invasioni barbariche, con Cavallucci e la Torri, esperienza penosa) a Markette, conChiambretti, ma alla fine storpiano sempre il senso di quello che fai, è inevitabile. Su MTV però mi hanno consentito di fare un vero e proprio show. Il programma era internazionale e bisognava parlare in inglese, sicchè, non conoscendo bene la lingua, mi sono fatto dare le domande prima, ho registrato le risposte, in inglese, e le ho ripodotte con un portatile che tenevo in mano, in una sorta di playback sfasato per il fuori sincrono tanto da sembrare Ghezzi a Fuoriorario. Anche nel film di Elena Del Drago, quello dove Maurizio Cattelan muore, ho avuto modo di essere me stesso, con tanto di collarino al collo a far da citazione della performance di Cattelan per la laurea ad honorem. Ma è più facile che le cose vengano distorte.
Nel ‘95, per esempio, Popolare ha mandato in onda un’intervista in occasione di Lavori in corso, evento nel quale intenzionavo (per dirla con Husserl) una dimensione estetica complessa in tre cantieri di Milano: l’area del Portello della Fiera, con i problemi pubblici allora noti; il cantiere nel cortile dell’Associazione ViaFarini (che simboleggiava il travaglio del mio rapporto umano con chi frequentava lo spazio e/o lo gestiva), e il bagno della mia casa-studio, dove i problemi la mia incapacità di trovare una soluzione, anche economica, al problema, aveva trascinato la ristrutturazione fino a rischiare il crollo del pavimento (infatti il giorno del vernissage una ragazza lo sfondò e finì con le gambe oltre il soffitto sottostante). Beh, a Popolare, tagliarono la parte d’intervista che riguardava i lavori del bagno, probabilmente perchè ritenuti meno interessanti per gli ascoltatori, mentre erano fondamentali per dare coerenza a tutta l’operazione. A proposito di Radio, a parte le fortunate esperienze con Radio Città e Città del capo, a Bologna, quando nel ‘93 presentai il premio per segreterie telefoniche creative col sostegno delle radio, appunto, tra il ‘95 e il ‘97 ho condotto, con Giuseppe Vicenzo Bondage, la trasmissione radiofonica di radio Onda d’urto, una performance interattiva che portammo alla Quadriennale di Roma, invitati da Cesare Pietroiusti, dove facemmo i giornalisti mascherati e i fotoreporter ciechi, performance nelle quali si ribaltavano ruoli e identità.
Ci parleresti del tuo libro “Artherapy. Curarsi con l’arte contemporanea”?
E’ un lavoro sulla funzione dell’arte che coniuga diverse esperienze e che trae ispirazione dal fatto che molti artisti sostengono di ricevere giovamento dalla pratica artistica, così come lo spettatore prova piacere e stimoli dalla fruizione dell’opera. In altre parole volevo verificare, con un taglio ironico ai limiti dell’umorismo (d’altronde non è forse di problemi di umore che afflitto il nevrotico? E poi credo che non ci sia niente di più sacro di una risata), se è vero che l’arte può curare o aiutare chi la fa, e, di conseguenza, se non solo la pratica, ma anche l’opera stessa ha questa funzione, perchè non farne conoscere i benefici? L’idea nasce nel 1999, ma la prima stesura è del 2001, poi, dopo un periodo di latenza, tra il 2004 e il 2007 ci ho lavorato a tempo pieno fino alla pubblicazione, con la collaborazione della psicologa Nadia Lenarduzzi. L’idea è quella di attribuire un plusvalore terapeutico ad un certo numero di opere, performance, azioni ecc. In 11 capitoli descrivo altrettante patologie più o meno gravi, sempre a livello di nevrosi, quindi associo i rimedi, prima descrivendo, in maniera anonima, le opere esistenti nel mondo, quindi fornendo una lista di esercizi, sempre mutuati dal mondo dell’arte. Ho lavorato sul contemporaneo a partire dai Dadaisti, ma senza citare gli autori perchè così la lettura diventa di per sè un viatico per allenare attenzione, memoria, concentrazione, tutte cose che calano quando si è afflitti da ansia o depressione. Chi è dell’arte può dunque divertirsi e migliorare individuando gli autori, mentre chi non lo è, se è interessato si darà da fare per acculturarsi. Per farlo uscirà di casa, andrà a mostre, musei, leggerà riviste, libri, frequenterà artisti, appassionati d’arte, insomma, svilupperà vita sociale. Il rimedio migliore contro la depressione…
La cosa divertente è stata che qualche artista che ha avuto il libro tra le mani, in mia presenza, saputo come è strutturato, è partito in quarta sfogliando con avidità fino a che non ha trovato la propria opera. Purtroppo nessuno di costoro aveva opere citate al riguardo, cosa che la dice lunga non solo sulla nostra vanità, ma anche sul fatto che il nostro cervello tende a vedere quello che vuol vedere. E’ un po’ come se il nostro computer interno avesse delle impostazioni che condizionano la sensorialità, dei file che con l’invecchiamento di danneggiano. Il guaio è che mentre col pc puoi formattare tutto e reinstallare, in natura la cosa è più dura da farsi.
Roberto Cascone
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